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Il narcisismo patologico

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NARcisismo

Il narcisismo è stato, negli ultimi anni, al centro dell’interesse della comunità scientifica e dei non addetti ai lavori. L’uso del termine è diventato di uso comune e raramente è usato come un complimento, ma sta ad indicare una persona piena di sé, egocentrica, arrogante, pretenziosa.

Inoltre, anche la nostra società, in cui siamo servilmente devoti ai mezzi di comunicazione basati su immagini superficiali che ignorano sostanza e profondità, ammiriamo il fascino delle celebrità e la competizione è presente in ogni campo, insegnando che bisogna essere sempre i numeri uno, può essere definita “narcisistica”.

E anche se talvolta queste etichette sono azzeccate, in realtà il disturbo narcisistico è molto più complesso e sfaccettato di quello che si pensi.

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COME FUNZIONA UN NARCISISTA

La pratica clinica insegna come la maggior parte dei pazienti con disturbo narcisistico sia incapace di dare e  ricevere amore in maniera autentica (anche se talvolta ritroviamo che alcuni pazienti riescono a farlo con i propri figli). I loro comportamenti, inoltre, favoriscono e accrescono la loro incapacità di amare ed essere amati, a meno che non inizino un percorso terapeutico o una relazione costruttiva.

Sono persone che solitamente hanno avuto esperienze di deprivazione emotiva, che per contrastare il dolore derivante da queste esperienze mettono in atto comportamenti opposti, magari aspettandosi che siano gli altri a soddisfare tutti i loro bisogni in modo pretenzioso ed esigente, chiedendo troppo e dando poco alle persone care. Sono talmente convinti che non riceveranno affetto ed attenzione dagli altri che assumono un atteggiamento arrogante per essere certi di ottenere queste soddisfazioni emotive.

Spesso, questi pazienti, durante le loro precoci esperienze di vita si sono sentiti inadeguati. Ancora una volta assumono comportamenti antitetici a ciò che provano realmente, magari ostentando superiorità e assumendo un atteggiamento critico nei confronti degli altri. Inoltre contrastano l’intimità, che in realtà desidererebbero, perché li mette a disagio e fanno di tutto per allontanarsi dalle relazioni. Dato che, mostrare i propri difetti è ritenuto umiliante e che l’altro li rifiuterà, cercano sempre di sembrare perfetti, salvo quando l’impalcatura crolla e si ritrovano a sperimentare vergogna e inferiorità.

Quando l’altro non è presente e il narcisista non può ricevere amore e ammirazione da nessuno, tende a bloccare le emozioni (che sarebbero troppo dolorose) impegnandosi in attività che in un modo o nell’altro possano placare il profondo senso di solitudine e di vuoto. Vi sono diverse modalità per fare questo: workaholism, sport rischiosi, sesso promiscuo, gioco d’azzardo, uso di sostanze come la cocaina o cannabis, speculazioni in borsa, giochi al computer ecc.

IL NARCISISMO E LE SUE SFACCETTATURE

Innanzitutto una prima distinzione va fatta tra narcisismo sano e patologico: una certa quantità di amor proprio è, non solo normale, ma anche auspicabile. Il punto del continuum del rispetto di sé dove il narcisismo si tramuta in patologico non è facile da identificare. La cartina tornasole sono sicuramente le relazioni interpersonali che risentono del funzionamento mal adattivo di questi pazienti.

IL NARCISISTA GRANDIOSO

La descrizione del funzionamento appena sopra, è quella che maggiormente si avvicina al narcisista definito grandioso, in cui il soggetto riconosce le proprie qualità come superiori, è arrogante e svalutante, arrivando ad utilizzare qualsiasi mezzo per raggiungere i propri obiettivi. Il trattamento per questi soggetti verte nel favorire l’intimità per vivere una vita piena e soddisfacente, riconoscere che spesso la rabbia verso gli altri deriva dalla mancata ammirazione o dalla critica ricevuta per poter non essere perfetto. Liberata da questo obbligo la vita diventa meno faticosa.

IL NARCISISTA VULNERABILE

Rispetto al fenotipo grandioso, quello vulnerabile, è più difficile da individuare per i non addetti ai lavori, in quanto queste persone sembrano più umili, dimesse e in difficoltà nelle relazioni con gli altri, con cui possono apparire ansiosi e timidi. Ciò che li caratterizza è, in realtà, il timore di non eccellere che viene identificato come mediocrità (attribuendovi un’accezione negativa). Le proprie scelte sono tutte in funzione del raggiungimento di obiettivi ottenuti mediante ottime performance, al fine di non sentirsi un fallimento, che porterebbe ad un profondo senso di vergogna e umiliazione.

IL NARCISISTA DISPREZZANTE VERSO SE STESSO

Tale forma di narcisismo, invece, sembra essere conseguente al fallimento del sogno grandioso: la convinzione di non poter raggiungere i successi desiderati porta ad un forte risentimento verso di sé, con perenne critica, rabbia e svalutazione dei propri aspetti positivi. A un primo approccio sembrano persone antipatiche, mal-disposte, con lo sguardo schivo e il viso contratto. La cattiva considerazione di sé, viene anche rivolta verso gli altri quando questi cercano di incoraggiare e di essere positivo: il sostegno dell’altro sembra l’ulteriore conferma dell’impossibilità di fare qualcosa e questo conferma il proprio senso di fallimento.

IL NARCISISTA ANTISOCIALE

Questi pazienti sono coloro che solitamente hanno guai con la legge, in quanto con il loro comportamento sprezzante delle regole finiscono per incappare in problemi giudiziari: possono essere stalker, fare uso di droghe, sfruttare gli altri per raggiungere i propri scopi in modo freddo e calcolato. Basano le loro relazioni sul rapporto dominanza-sottomissione, anche se rispetto al disturbo antisociale riescono a mantenere una minima capacità di preoccuparsi degli altri e a giustificare i propri comportamenti.

LA TERAPIA

Come abbiamo appena visto il narcisismo si distingue in diversi sottotipi la cui espressione fenomenologica può essere assai diversa. La terapia cognitivo comportamentale e i suoi sviluppi più recenti, offre una serie di approcci e tecniche, che hanno evidenze scientifiche sulla loro efficacia nel trattare questi disturbi.

Un buon clinico deve essere innanzitutto in grado di individuare il nucleo psicopatologico al di sotto di ogni facciata, per avere conferma che si tratti di tale disturbo e per poter declinare la terapia più adeguata: la preoccupazione eccessiva per il proprio valore personale da cui dipende l’estremo bisogno di riconoscimento da parte degli altri, un impoverimento affettivo che danneggia le relazioni interpersonali, l’egocentrismo che porta al disinteresse per il mondo e le persone, sono le caratteristiche centrali che vanno tratte in un percorso terapeutico.

Il primo passo comporta il rendere consapevole il paziente dei propri stati emotivi e del perché questi emergono. In secondo luogo, fornire gli strumenti necessari al fine di comprendere che i propri pensieri possono essere diversi dalla realtà e che l’altro può avere una prospettiva diversa dalla nostra. Tutto questo può essere fatto solo dopo aver compreso il proprio funzionamento, anche attraverso la propria storia di vita, che ci da ragione del perché ci comportiamo con gli altri e ci muoviamo nel mondo in questo modo.

Dott.ssa Laura Caccico

IPSICO, Firenze