Economia

Come investire in Pir

Pir è l’acronimo di Piani individuali di risparmio, una forma di investimento introdotta con la Legge di Bilancio 2017 finalizzata a finanziare piccole e medie imprese per favorire il loro sviluppo. Di fatto il Governo con questo provvedimento ha fatto come Ponzio Pilato: invece di decidere che è lo Stato ad agevolare le imprese per rilanciare lo sviluppo, ha dato al popolo il compito di farlo con il proprio denaro privato.

Pir vantaggi e funzionamento

A fronte dell’investimento di capitale in piccole e medie imprese, il cittadino che decide di accedere a questo tipo di investimento ottiene idee significative agevolazioni fiscali ma andiamo per ordine e vediamo in che cosa consistono i Pir in pratica, quali sono le regole di funzionamento e i vantaggi per chi investe. I Pir sono gestiti da Società di gestione del risparmio attraverso le quali gli investitori possono sottoscrivere questo strumento di investimento ma sono anche sottoposti a particolari vincoli.

Dobbiamo subito dire che i Pir sono accessibili soltanto da parte di persone fisiche, interdetti, invece, alle società o comunque a soggetti che non siano persone fisiche e costituiscono un investimento limitato nell’entità in quanto ciascun investitore può investire al massimo 30 mila Euro per anno con un massimo cumulativo di 150 mila Euro e l’investimento stesso ha una durata di 5 anni e in caso di disinvestimento si perderà il diritto all’agevolazione fiscale prevista venendo sottoposti alla tassazione ordinaria dei rendimenti, come per tutti gli altri investimenti comuni. Oggetto del finanziamento dovranno obbligatoriamente essere aziende italiane o estere ma con organizzazione stabile sul territorio nazionale, in pratica l’investimento è, e resta, in Italia, non è possibile investire in imprese straniere che non abbiano organizzazione stabile nel nostro Paese, questo per favorire unicamente lo sviluppo nazionale anche a tutela dell’occupazione italiana.

Conviene investire in Pir?

I Pir possono fornire un buon rendimento ma occorre prestare molta attenzione a quelli che sono i costi di gestione e di entrata/uscita connessi che potrebbero in alcuni casi erodere pesantemente il rendimento e quindi diminuire sensibilmente la convenienza dell’investimento. Andiamo ora a vedere alcune proposte del mercato relative ai Pir cominciando da Fineco che ha costi di entrata/uscita piuttosto elevati pari al 2% con un costo di mantenimento dell’investimento dell’1,20%; Buoni i rendimenti che nel primo semestre del 2017 hanno presentato un livello pari al 5,20% ma, ovviamente, essendo un prodotto nuovo, non esistono dati storici cui riferirsi.

I Pir Arca si basano su 4 diversi fondi proposti, tutti, ovviamente fiscalmente agevolati ma con caratteristiche diverse che si differenziano sostanzialmente per il livello di rischio ma anche per i costi che sono notevoli, partendo da un ingresso del 2% e un costo di gestione del 1,42% fino al piano più caro in termini di costo che presenta un ingresso al 4% e una gestione al 2,07%. I rendimenti, per quanto sia possibile valutarli, non sono molto significativi, rendendo la sottoscrizione poco conveniente.

Anche Mediolanum propone i suoi piani di risparmio con un costo di ingresso addirittura del 6% e un costo di gestione del 2,31%. La maggiore convenienza la si riscontra attraverso gli ETF Pir, prodotti finanziari a basso costo che comunque hanno la stessa convenienza fiscale che si realizzano attraverso la creazione da parte della Banca di un conto titoli separato, congelato per 5 anni per consentire l’agevolazione fiscale. La società di gestione del risparmio tra le più convenienti in questo tipo di prodotto è Amundi ETF Pir che ha un costo di gestione annuale pari a solo lo 0,35% e non ha alcun costo di ingresso. Analoga convenienza anche per il Lyxor ETF Pir con la gratuità dell’ingresso e un costo annuale dello 0,50%.

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